Il bisfenolo A, abbreviato in BPA, è una sostanza chimica usata prevalentemente in associazione con altre sostanze per produrre alcune plastiche e resine. Il BPA è utilizzato ad esempio nel policarbonato, un tipo di plastica utilizzata per la realizzazione di erogatori di acqua e bottiglie riutilizzabili per bevande oppure per produrre resine epossidiche usate in pellicole e rivestimenti per lattine e contenitori per bibite e alimenti (esempio lattine per tonno in scatola o bevande gassate).
L’aspetto negativo per la nostra salute è che le sostanze chimiche come il BPA, utilizzato nei recipienti, possono migrare in quantità minime negli alimenti e bevande in essi contenuti. Per questo gli scienziati dell’EFSA (autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ne rivedono periodicamente la sicurezza.
Il BpA è stato vietato nei biberon europei nel 2011 e nella carta termica degli scontrini nel 2020 nel 2007 in Europa la Tdi (dose giornaliera ammissibile) viene aumentata da 10 a 50 microgrammi per chilogrammo (μg/kg) di peso corporeo, ignorando gli avvertimenti di molti scienziati Nel 2015 l’Efsa abbassa questa assunzione a 4 microgrammi/kg. Nel 2021 la dose scende a 0,4 microgrammi/kg rispetto al 2015, l’Autorità responsabile della sicurezza alimentare per la popolazione europea ha corretto il rischio di bisfenolo A di un fattore 20.000, rispetto al 2007 di un fattore 250.
Conclusioni che confermano quanto scritto dall’Authority di Parma nel suo rapporto ufficiale dove spiegava: “L’esposizione alimentare al bisfenolo A rappresenta un problema di salute per i consumatori di tutte le età”. In parole povere: tutti assumiamo costantemente troppo BpA. I dati sull’esposizione dell’ultimo studio tedesco sulla salute ambientale (GerES) secondo ÖkoTest lo confermano: in tutta la Germania, bambini e giovani hanno circa due microgrammi di bisfenolo A in un litro di urina e sono quindi ben al di sopra della soglia alla quale si può escludere un effetto sulla salute secondo l’attuale valuta-zione dell’Efsa. I rischi sono sempre più evidenti.
Va detto che il tetto di 0,2 nanogrammi, ovvero 0,2 miliardesimi di grammo, consigliato dall’Autorità per la sicurezza alimentare è talmente basso che le quantità corrispondenti negli ali-menti non possono essere misurate nemmeno con i più moderni metodi di laboratorio. Così basso che si può interpretare solo come un divieto per questa sostanza. Una decisione drastica, insomma, ma maturata dopo decenni di ricerche sul bisfenolo A. È quanto ha spiegato il presidente del gruppo di esperti scientifi¬ci dell’Efsa sui materiali a contatto con gli alimenti, gli enzimi e i coadiuvanti tecnologici, il dottor Claude Lambré, che ha dichiarato: “I nostri scienziati hanno esaminato la sicurezza del BpA in modo molto dettagliato nel corso degli anni dalla nostra prima valutazione. Nel 2023 l’Efsa imposta la nuova Tdi a 0,2 nanogrammi (nanogrammi!) per chilogrammo di peso corporeo (ng/kg).Nel 2007 in Europa la Tdi (dose giornaliera ammissibile) viene aumentata da 10 a 50 microgrammi per chilogrammo (μg/kg) di peso corporeo, ignorando gli avvertimenti di molti scienziati. Nel 2015 l’Efsa abbassa questa assunzione a 4 microgrammi/kg. Nel 2021 la dose scende a 0,4 microgrammi/kg. Rispetto al 2015, l’Autorità responsabile della sicurezza alimentare per la popolazione europea ha corretto il rischio di bisfenolo A di un fattore 20.000, rispetto al 2007 di un fattore 250.
Abbiamo raccolto in questa pagina alcuni consigli che possono rivelarsi utili
I consumatori in genere hanno difficoltà a capire se una borraccia, una scatola di plastica o un bollitore è realizzato con policarbonato che potenzialmente contiene bisfenolo A: l’indicazione PC presente solo su alcuni prodotti, anche dietro il codice di riciclo, può nascondere policarbonato. Se si vuole andare sul sicuro, è meglio acquistare bevande in bottiglie di vetro o di altri materiali.
(fonte : Rivista il Salvagente)
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